Le etichette sono capaci di raccontare molto sull’evoluzione della cultura alimentare e sui fenomeni di consumo emergenti, andando a identificare i segmenti di popolazione che li determinano. Dal 2016, si occupa di questa analisi l’Osservatorio Immagino GS1 Italy, che integra oltre 100 variabili (ingredienti, tabelle nutrizionali, loghi e certificazioni, claim e indicazioni di consumo) presenti sulle etichette dei prodotti già digitalizzati con i dati Nielsen di venduto, consumo e di fruizione media ( TV-Internet).
Nell’ultimo report realizzato dall’Osservatorio nel 2021 è emerso come il tema della sostenibilità sia diventato centrale nella comunicazione in etichetta. In particolare, nel corso del 2020 oltre un quinto dei 120.411 prodotti rilevati (alimentari e non) ha riportato sulle confezioni un richiamo o un riferimento ai temi della sostenibilità, che rientrano in 4 categorie: agricoltura e allevamento sostenibili, management sostenibile delle risorse, responsabilità sociale e rispetto degli animali.
Per quanto riguarda il mondo del rich-in, si mantiene forte il richiamo alle “fibre”, con una quota del 3,7% sulle vendite totali del food e con una quota del 4,6% sull’assortimento alimentare. Anche se a salire in testa sono le “proteine”: il paniere dei prodotti in etichetta che ne mettono in evidenza la presenza ha toccato quota 2.281 prodotti, le cui vendite sono aumentate del +9,4% su base annua. Tale crescita è dovuta in parte all’ampliamento dell’offerta (+3,0%), ma soprattutto alla crescita della domanda (+6,3%) spinta dalla crescente richiesta di salumi affettati e cubettati, yogurt greco, latte fermentato/kefir, fette biscottate e pesce surgelato.
Passando al mondo del free from, si rileva un forte interesse dei consumatori per il “senza conservanti”. I 4.402 prodotti che hanno quest’indicazione in etichetta hanno concluso il 2020 con un fatturato del +1,2% rispetto ai 12 mesi precedenti. Più contenuta che in passato la crescita del “senza olio di palma” e
Inversione di tendenza del “senza OGM”, che dopo un 2019 negativo (-4,0%), ha visto le vendite salire fino a +4,6%. Sull’andamento delle vendite dei 919 prodotti accomunati da questo claim ha pesato soprattutto la sostenuta crescita della domanda (+10,4%), trainata dalle performance molto positive di latte fermentato/kefir, yogurt interi e uova.
In ambito superfood, il fenomeno del 2020 è l’“avocado”, che conta 41 referenze e registra una salita del sell-out del +67,4%, trascinata da una forte domanda (+51,2%) e, a livello di vendite, sia dal frutto in sè sia dalle salse e dai sughi in cui l’avocado compare come ingrediente.
Inoltre, l’indagine dell’Osservatorio ha rilevato una crescente attenzione per i prodotti che richiamano in etichetta la propria italianità, in tutte le sue declinazioni. Il 26,3% degli 84.804 prodotti del food & beverage monitorati ha evidenziato in etichetta un legame con l’Italia, attraverso la bandiera tricolore, oppure claim riferiti al “Made in Italy” oppure una delle indicazioni geografiche europee, come Docg, Dop, Doc, Igp e Igt. Questo paniere di ben 22 mila prodotti ha generato un giro d’affari di oltre 8,4 miliardi di euro, segnando un +7,6% rispetto all’anno precedente. Nello specifico, l’interesse per i prodotti che fanno parte del circuito della certificazione tutelata è testimoniato anche dall’aumento delle vendite registrato da alcuni di essi, come lo Speck Alto Adige, certificato Igp da IFCQ Certificazioni, che nel 2020 ha registrato un aumento di vendite in Italia del 2% rispetto al 2019. La direzione verso la quale ci stiamo muovendo è quella di un mercato sempre più capace di dare valore alla qualità.